In virus veritas

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Riflessioni e approfondimenti sul significato, le implicazioni e le prospettive della pandemia da Covid19

In questa pagina raccoglieremo e condivideremo – in ordine meramente cronologico di pubblicazione – i rimandi a una serie di articoli che ci paiono particolarmente interessanti, con l’intenzione di riflettere assieme su un fenomeno di portata storica e globale.
Studenti, colleghi, amici e lettori del blog sono invitati a collaborare e segnalare i materiali più stimolanti.

Colti alla sprovvista (?) da un invisibile assalto alla nostra salute e alla salute pubblica, stiamo assistendo al crollo delle nostre certezze e rinunciando alle nostre abitudini, adottando – con maggior rassegnazione o convinzione – stili di vita dettati dalla paura, dalla cautela o da una responsabilità e da un senso civico anch’essi ri-disegnati appositamente per l’occasione.

I temi dei diritti, della dignità, delle libertà, della legge, della cittadinanza, dell’ambiente… si ripropongono con inaudita urgenza e gravità, intrecciandosi con le preoccupazioni per l’economia e per la tenuta del tessuto sociale.

Scopriamo la difficoltà di pensare ciò che fino a qualche settimana fa consideravamo  talmente scontato da non necessitare lo sforzo e talmente ovvio da costituire semmai  la premessa indubitabile per dibattiti ben più avvincenti, i quali al contrario, oggi, quasi scompaiono oltre l’orizzonte.

In questa nebbia di incertezza e smarrimento, più che mai, abbiamo bisogno di bussole e sestanti che ci permettano di ritrovare la rotta: perché abbiamo capito tutti molto chiaramente che il modo in cui usciremo da questa bolla definirà il modo in cui vivremo negli anni a venire.

 

  • Paul B. Preciado, Le lezioni del virus
    (Les lecons du virus, publié par mediapart.fr -11 avril 2020
    “La cosa più importante che abbiamo imparato da Foucault è che il corpo vivente (e dunque mortale) è l’oggetto al centro di ogni politica. Non esiste politica che non sia una politica dei corpi. (…) Oggi Lesbo comincia sul tuo pianerottolo. E la frontiera non smette di chiudersi su di te, ti spinge sempre più verso il tuo corpo. Calais oggi ti esplode in faccia. La nuova frontiera è la mascherina. L’aria che respiri deve essere solo tua. La nuova frontiera è la tua epidermide. (…) Ditemi come la vostra comunità sta costruendo la sua sovranità politica e io vi dirò che forme assumeranno le sue epidemie e come le affronterete”

 

  • Giorgio Agamben, Una domanda, 
    (quodlibet.it – 13 aprile 2020)
    “Com’è potuto avvenire che un intero paese sia senza accorgersene eticamente e politicamente crollato di fronte a una malattia? Le parole che ho usato per formulare questa domanda sono state una per una attentamente valutate. La misura dell’abdicazione ai propri principi etici e politici è, infatti, molto semplice: si tratta di chiedersi qual è il limite oltre il quale non si è disposti a rinunciarvi”.

 

  • Michele Serra, Il cielo di Lombardia
    (La Repubblica, 14 aprile 2020)
    “Nell’ecatombe lombarda ci sono sicuramente responsabilità politiche. Che precedono di un bel po’ la gestione attuale, molto modesta e però tributaria di vent’anni (almeno) della precedente dittatura aziendalista, che per dirla come va detta ha trasformato il Welfare in un business, affossandolo: perché il Welfare non è un business, un ospedale non è un’azienda, la salute non è una merce, eccetera eccetera.” 
  • P. Cesaroni e L. Rustighi, Sul governo politico: riflessioni a partire dall’epidemia,
    (leparoleelecose.it – 20 aprile 2020)
    “vorremmo richiamare l’attenzione sul fatto che la politica non ha a che fare con ciò che è inevitabile, con ciò che non può che essere così, con ciò che diamo per scontato essere buono. Al contrario, questo è un momento in cui di politica non c’è purtroppo neppure l’ombra, ma proprio per questo vale la pena di approfittare di questa pausa forzata per ripensare a che cosa potrebbe essere la politica quando, a emergenza conclusa, avremo la possibilità di metterci in gioco politicamente”.

 

  • Eugenio Scalfari, Per le sfide di Conte la lezione di Cavour(La Repubblica, 2 maggio 2020)
    “Il socialismo liberale è fatto di distinte versioni: in certe circostanze politico-economico-sociale, il leader che guida il Paese può esercitare la sua posizione di comando privilegiando la salute dei cittadini, relegati nelle proprie case, con le attività bloccate e l’economia del Paese agganciata a una visione dello stato di guerra. Una diversa versione distingue dalla normale società familiare la lotta contro l’orribile malanno per combattere il quale sono stati reclutati una quantità crescente di medici che fanno il possibile e spesso purtroppo proprio quei medici ci rimettono la vita.”

 

  • Il salto della specie
    Ida Dominijanni, Maria Luisa Boccia, Tamar Pitch, Giuliana Giulietti, Chiara Zamboni, Diana Sartori, Manuela Fraire, Pat Carra, Bianca Pomeranzi, Fiorella Cagnoni, Vita Cosentino, Wanda Tommasi, Giannina Longobardi, Anna Maria Piussi, Traudel Sattler, Maria Rosa Cutrufelli, Elettra Deiana, Paola Mattioli, Grazia Zuffa
    (ilmanifesto.it)
    Chiamiamo salto di civiltà un cambiamento soggettivo, economico, sociale e politico che antepone la relazione e l’interdipendenza alle pretese arroganti dell’individuo sovrano, la vulnerabilità e la cura all’onnipotenza necrofila, il bene comune all’interesse parcellizzato e al profitto, l’immaginazione e l’invenzione politica alla reiterazione delle mosse del potere.  Questo salto ha un segno femminile, perché si nutre dell’esperienza storica femminile e vive da decenni nella politica messa al mondo dal femminismo. È un salto della specie, in cui le donne non rivendicano qualcosa per sé ma aprono una strada per tutti.

 

  • tradotto da Fabio Galimberti
    La Repubblica,  20 Maggio 2020
    “La crescita del capitalismo finanziario, sospinta dalla rivoluzione tecnologica a detrimento di quella che alcuni definiscono l’economia reale, ha contribuito ad aumentare le differenze sociali, mentre le politiche di contenimento della spesa pubblica e austerità hanno eroso il potere d’acquisto dei ceti medi. Ma i ceti medi sono la base su cui poggiano le democrazie.

 

 

 

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